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Quanto visto e quanto detto finora, ha spinto la nostra Scuola con curiosità a svolgere una personale esperienza in modo da rafforzare le nostre idee riguardanti la correlazione esistente tra occlusione e postura.
Non che quanto finora studiato non ci sia stato sufficiente, ma secondo quanto imparato da San Tommaso è sempre meglio affermare qualcosa solo dopo averla con certezza constatata.
In particolare soffermeremo la nostra attenzione su tutte le variazioni sintomatologiche e strumentali sia del distretto cranio-mandibolare, sia posturali, dopo aver applicato un rivoluzionario ed innovativo sistema endorale pre-fabbricato MIOSET, in un gruppo randomizzato di 10 pazienti affetti da disfunzione cranio-mandibolare.
Questo gruppo di pazienti, pervenuti presso il reparto di Gnatologia clinica dell’Istituto di Cura Calvary Hospital, dell’Università degli Studi di Roma “TOR VERGATA”, presieduta dal prof. M. Martignoni, mostrando i segni tipici della disfunzione sono stati indirizzati come di prassi in un caratteristico “iter diagnostico”.
Ciò consiste in una serie di indagini cliniche e strumentali, che ci permetteranno di monitorizzare la situazione del paziente prima dell’inizio della terapia con MIOSET, e successivamente durante e dopo aver conclusa suddetta terapia.
Queste indagini, che nel prossimo paragrafo analizzeremo in maniera più dettagliata, comprendono innanzitutto la compilazione di una cartella clinica specifica per questo tipo di pazienti; un esame psicologico svolto con l’aiuto della clinica psichiatrica dell’Università di Roma Tor Vergata, nella persona del prof. Rubino, che ci permette di individuare pazienti con eccessivi disturbi della personalità, e quindi nel caso intervenire con una terapia multi-eziologica; un esame elettromiografico di superficie, testando il tono muscolare del m. massetere, m. digastrico, e m. temporale, ed un esame elettrognatografico, analizzando i movimenti tridimensionali della mandibola; ed infine un esame stabilometrico statico, che come è stato spiegato precedentemente, ci permette di analizzare qualsiasi variazione posturale.
Mioset è un dispositivo endorale di produzione industriale in unica misura. È costituito da due isole lunghe 21 mm, larghe 13 mm, alte 3,9 mm; le due isole decrementono in un triangolo di 13 mm di lunghezza e si collegano con un cilindro di connessione di 39 mm di lunghezza e 2,9 di diametro, per unica lunghezza lineare complessiva di mm 107.
Questa forma deriva dall’elaborazione statistica computerizzata delle posizioni terapeutiche gnatologiche dei dispositivi usati su circa 600 casi da cui risulta un valore di dimensione verticale di 3,2 mm che vengono raggiunti da Mioset sotto la spinta della deglutizione.
La lunghezza lineare si adatta alla maggior parte delle persone, perché questo dispositivo può essere spostato in avanti e indietro, potendo anche far fuoriuscire il cilindro di connessione dalle labbra, con la fondamentale attenzione che non venga posto in occlusione anteriore. Il materiale è composto da una miscela di polivinile cloruro lavorato a 140 °C in 12” ed immesso con iniezione puntiforme in stampo raffreddato ad acqua, in un ciclo chiuso.
La durezza che ne risulta è di 65 short nello strato di un mm più superficiale e di 75 short nell’area centrale.
Le analisi di laboratorio dimostrano che la lavorazione del prodotto garantisce la presenza di una bassa carica batterica, l’assoluta assenza di migrazione di qualsiasi tipo di particelle nel tempo e l’assoluta tolleranza biologica ed allergenica su cavia, con conseguente conformità alle norme CEE.
Il termine Mioset deriva dall’unione del termine mio = muscolo e della parte terminale della parola reset come l’analogo tasto del P.C. che fa ripartire il sistema senza errori di funzionamento: da questo il termine “resettare un sistema”.
Mioset ha quindi lo scopo di resettare le funzioni dell’apparato stomatologico ed eliminare tutti questi disturbi sintomatici o di funzionamento.
Altro elemento di novità del Mioset è che non è ancorato ai denti o ad altre strutture: è mantenuto in posizione grazie alla coordinazione delle guance e della lingua.
Tale controllo avviene in tempi brevi, con estrema facilità, tanto da divenire inconscio e automatico, come peraltro avviene per i portatori di protesi totale inferiore che non hanno più ancoraggio osseo; la loro protesi risulta solo appoggiata alla mucosa della cresta ossea mandibolare residua e si sposta alla minima attivazione dei muscoli masticatori, riuscendo nonostante tutto a parlare e mangiare tranquillamente.
Mioset rimane in posizione perchè si trova in uno spazio chiuso delimitato in basso ed in alto dai denti, esternamente dalle guance, internamente dalla lingua, posteriormente dalla branca montante della mandibola e anteriormente dalle labbra; durante la fonazione entrano in gioco la gravità e la coordinazione neuromuscolare.
Mioset ha un costo inferiore ai dispositivi tradizionali sia perchè è di produzione industriale, sia perchè non è necessario rilevare impronte delle arcate dentali, nè inviarle al laboratorio odontotecnico, con i relativi tempi di latenza e nè di dover adottare in bocca il manufatto, con i relativi costi in termini di tempo, di materiale e di laboratorio.
Ai pazienti presi in esame per la nostra sperimentazione, è stato applicato il Mioset, spiegando ai nostri pazienti di non morderlo o masticarlo e di portarlo tutta la notte ed il più possibile durante il giorno; sono stati controllati dopo 15 giorni e dopo 1 mese, monitorizzandoli sia clinicamente che strumentalmente, con evidenti modificazioni che analizzeremo successivamente.
Ovviamente dovrà essere rimosso durante i pasti e mantenuto pulito con un comune sapone fluido ed acqua corrente.
Vantaggi
Svantaggi
Come accennato, qui di seguito percorreremo idealmente l’iter diagnostico caratteristico della nostra Scuola, analizzando ciascuna indagine nella sua completezza in modo che possa risultare chiaro il metodo di analisi usato per questa nostra sperimentazione.
Compilazione della cartella clinica:
non appena il paziente perviene alla nostra osservazione presso il reparto di Gnatologia clinica, la prima indagine ad essere eseguita è la compilazione di una specifica cartella clinica.
La nostra analisi inizia nel raccogliere i dati anamnestici più generali, riguardanti quindi la salute attuale del paziente fino a risalire indietro negli anni, soffermando la nostra attenzione su quadri psicologici particolari o eventuali traumi subiti e la loro localizzazione.
Si prosegue con una anamnesi clinica specifica, ovvero sui disturbi attuali, proprio quelli che hanno portato il paziente alla nostra osservazione, inquadrandone l’epoca d’inizio, l’eventuale dolore con tutte le sue caratteristiche di frequenza, localizzazione, intensità e distribuzione nell’arco della giornata, ed il più delle volte terminando con un vero e proprio discorso sulla loro cefalea.
Molto frequenti sono anche sintomi di stanchezza muscolare, rigidità nucale o dolori cervicali, tutti acuiti nelle prime ore del mattino, ed ancora rumori o scrosci articolari durante la masticazione, vertigini, otodinie, ipoacusie, acufeni, ronzii e senso di ovattamento.
Il più delle volte i pazienti dopo una nostra domanda, ci rivelano l’insorgenza di tali sintomi subito dopo trattamenti ortodontici, restaurazioni protesiche o conservative, o molaggio dentale: atti questi che secondo il nostro paziente non potevano aver instaurato una così fastidiosa sintomatologia, soprattutto perchè associano il costo elevato con un elevato intervento professionale.
Giungiamo quindi all’esame obiettivo, vero cardine di questa cartella clinica: analizziamo il viso in ogni sua struttura, esaminiamo la regione articolare e sue eventuali deformazioni o cicatrici, e concludiamo con l’analisi funzionale.
Quest’ultima prevede l’utilizzo di un righello millimetrato con il quale andremo attentamente a misurare la massima apertura della bocca e sua eventuale laterodeviazione, overbite, overjet, laterotrusione dx e sx, retrusione, e completeremo il tutto col riportare la presenza di loking, clicking in apertura, intermedi, in chiusura o lateralità, il tipo di “endfeel” o sensazione finale della mandibola se rigida o elastica, ed il joint play o gioco articolare.
Passeremo quindi ad esaminare o meglio palpare i muscoli che saranno nell’ordine prima quelli extraorali, temporale anteriore, medio e posteriore, massetere superficiale, digastrico, sterno-cleido-mastoideo e trapezio, e poi tutti quelli intra-orali, massetere profondo, pterigoideo interno ed esterno, indicando per tutti la presenza di dolore spontaneo o provocato. Analizzeremo infine i movimenti della colonna cervicale, facendo movimenti di flessione (45°-55°), estensione (70°), rotazione (80°-85°) e lateroflessione (45°), e ponendo molta attenzione ad eventuale dolore.
Termineremo l’esame obiettivo con l’analisi della dentatura, lo status dentale e lo status parodontale.
Potremo segnalare sulla nostra cartella clinica anche la data dei successivi esami EMG, EGN e stabilometrici, eventuali referti di esami radiologici, e tipo di terapia.
Esame psicologico:
come è ormai scientificamente noto dalla letteratuara di oltre 30 anni, uno dei 3 fattori eziologici della disfunzione cranio-mandibolare è rappresentato dal fattore psicologico.
Nella nostra sperimentazione, facciamo svolgere questo esame per eliminare eventuali pazienti di competenza psichiatrica, che rappresentano in media il 10% di coloro che pervengono alla nostra attenzione, e che come detto necessiteranno di terapia multi-eziologica.
Questo esame è il MCMI II (MILLON CLINICAL MULTIAXIL INVENTORY II), molto noto per i più competenti del settore, e si compone di 187 items, dalla cui analisi dei risultati otterremo informazioni sui disturbi di 13 tipi di personalità contemplati dall’attuale nosografia Nord Americana, e sulle principali dimensioni psicopatologiche.
Nella stragrande maggioranza dei casi i pazienti si presenteranno con un moderato grado di ansia, mentre completamente assente sarà la caratteristica di depressione; nonostante ciò, come vedremo nei risultati, tutti i pazienti disfunzionali sottoposti a questo esame si dimostreranno con più o meno accentuati problemi della personalità, pur senza essere diagnosticati come pazienti psichiatrici.
Per completezza le personalità emergenti in questo tipo di patologia saranno:
Esame elettromiografico:
dopo aver percorso l’iter clinico-diagnostico, il nostro ideale paziente giunge durante il suo viaggio agli esami strumentali, che inizieranno appunto con l’EMG.
Questo esame può appunto essere effettuato in maniera differente a seconda della macchina a disposizione e del grado di invasività a cui vogliamo sottoporre il nostro paziente; sono infatti in commercio apparecchiature elettromiografiche provviste di elettrodi ad aghi ed altre con elettrodi di superficie, e come risulta evidente quelle con elettrodi ad aghi viene considerata la meno ergonomica e la più invasiva.
Per monitorizzare i pazienti di suddetta sperimentazione, verrà usata la BIO-EMG della BIO-RESEARCH, con elettrodi di superficie, che abbina caratteristiche negative e positive in uno standard qualitativo medio-buono.
Va ricordato che l’esame EMG è uno strumento diagnostico e comparativo, ed i suoi dati devono essere messi in relazione all’anamnesi del paziente, alla palpazione muscolare ed in particolare alle registrazioni elettrognatografiche, perché possa fungere come valido ausilio.
La sua funzione principale è quella di controllare e quantificare i livelli di attività elettiva che si sviluppa da un insieme di muscoli, e di controllare il livello di attività elettromiografica che si genera quando un insieme di muscoli viene contratto.
Il paziente deve rimanere con occhi chiusi, rilassando il viso e possibilmente sedere su di una apposita poltrona ove appoggiare nuca e braccia.
Nei nostri pazienti otterremo valori distanti dalla normalità per tutti i muscoli esaminati, che come detto saranno il temporale anteriore, il massetere superficiale e il digastrico; l’attività come sappiamo è misurata in microvolts e nella normalità avrà i seguenti valori per muscolo:
Tale esame, come accennato, ha molte caratteristiche negative di cui dobbiamo tener conto, tra cui la poca precisione data dagli elettrodi di superficie e la non ripetibilità a causa delle ovvie connessioni emozionali durante l’esame.
Esame elettrognatografico:
successivamente all’esame EMG, senza far spostare il paziente o richiedere una nuova seduta, si svolge l’esame elettrognatografico. Alcuni autori indicano tale esame come kinesiografia, (KINESIS = movimento, GRAPHOS = scrivere, dal greco) si intende comunque lo stesso esame, ovvero lo studio tridimensionale dei movimenti mandibolari.
Il sistema BIO-EGN individua la localizzazione spaziale di un magnete fisso, localizzato nel gruppo incisivo inferiore con una pasta adesiva apposita. Questo sistema non altera gli stimoli propriocettivi nè con interferenze sul piano occlusale, nè limitando i normali movimenti mandibolari; è tutto reso possibile dal magnete che crea un campo di forze rilevate dai sensori posti lateralmente al viso su di una apposita superstruttura, stabilizzata da appoggi esterni al sistema stomatognatico, più precisamente sul nasion e dietro la nuca, che trasporta tali movimenti e variazioni elettromagnetiche ad un PC.
I circuiti dell’EGN convertono gli impulsi dei sensori in una rappresentazione grafica dei movimenti tridimensionali della mandibola.
Il campo magnetico dei sensori è determinato da un “flusso soglia” di magnetometri incapsulati in plastica; i sensori sono montati su una superstruttura di sottili tubicini di plastica, che come detto si appoggiano stabilmente alla nuca e al nasion, rendendo precisa l’indagine. Durante l’esame vengono fatti compiere dei movimenti diagnostici, protrusiva, lateralità e apertura, memorizzando così la capacità del sistema durante i movimenti che come vedremo varieranno parallelamente con il miglioramento della sintomatologia muscolare.
Questo esame, come per altro il precedente, è stato svolto con il BIO-PACK della BIO-RESEARCH, dimostrando una grande facilità d’uso e una notevole precisione.
Per rendere più chiari e completi i risultati ottenuti da suddetto studio, analizzeremo qui di seguito la situazione di partenza e la situazione di arrivo sia clinicamente che strumentalmente. Come pocanzi spiegato, per valutare la situazione clinica ci siamo serviti della cartella clinica della nostra Scuola, la quale sarà completamente ripetuta, eccetto la parte anamnestica, circa un mese dopo l’applicazione di Mioset.
Per quanto concerne la parte strumentale, la suddivideremo in una prima elettromiografica, in una elettrognatografica, ed in una stabilometrica, evidenziando i dati che sono risultati con maggior frequenza.
Analisi Clinica sintomatologica
Per rendere più immediata questa analisi indicheremo la frequenza in %, senza fare alcuna distinzione di sesso.
Come è già stato accennato in precedenza il sintomo maggiormente presente nei nostri pazienti è una cefalea ricorrente: l’80% dei pazienti avverte una cefalea ricorrente almeno una volta alla settimana, localizzata molto spesso sulle tempie o in zona temporale anche estendendosi in zona medie, e posteriore senza però individuare un particolare momento nell’arco della giornata. Questi pazienti spesso convivono con queste cefalee assumendo farmaci antidolorifici di routine, senza aver mai consultato centri specializzati.
Altro sintomo, con il 70% di frequenza, è il dolore ad almeno una delle ATM, ed è molto spesso il sintomo che ha spinto questi pazienti a consultare il nostro reparto. La zona più frequentemente interessata è anteriormente al trago e si acuisce con la pressione e durante la massima apertura mandibolare. Abbiamo notato che durante le prime ore del mattino è più intenso e va scemando con il proseguire della giornata.
Il 50% dei nostri pazienti ci ha rivelato la presenza di click, da noi succesivamente confermata durante esame ascultatorio; spesso a questo click non si abbina il dolore, ma piuttosto compare monolateralmente con una frequenza dell’80%. Solo il 20% avverte un abbinamento dei sintomi click-dolore, in maniera inversamente proporzionale, ovvero più il dolore aumenta e meno il click risulta ascoltabile, e più il click aumenta il suo rumore meno il dolore risulta essere intenso.
Molto frequenti sono risultati essere sintomi ORL, con il 60%; più spesso ci siamo trovati di fronte a pazienti con chiari sintomi di otodinie, spessissimo monolaterali, nel 40%, dimostrando inoltre un aumento di intensità nelle prime ore del mattino e durante il movimento finale di apertura mandibolare. Il 30% dei casi ha evidenziato degli acufeni molto fastidiosi e solo nel 10% dei casi risultano essere accompagnati da dolore.
Tutti questi pazienti, con sintomatologia ORL, ci hanno raccontato frequenti visite da colleghi specialisti in ORL, tutte però con risultato negativo, e solo il 10% di questi ci é stato indirizzato da otorini, diagnosticando tali sintomi di competenza gnatologica. Il 30% ci ha invece rivelato un dolore retrooculare, sebbene nessuno fosse portatore di occhiali o lenti a contatto; questi sintomi si sono sempre evidenziati durante una nostra leggera pressione sul bulbo oculare ad occhi chiusi.
Altro sintomo molto ricorrente è risultato essere una sintomatologia dolorosa in zona cervicale, nel 40% dei casi, molto spesso associata ad una rigidità di grado elevato, da noi evidenziato durante palpazione muscolare e durante i test di rotazione e flessione.
Il 40% dei pazienti ci evidenziava anche un “mal di schiena” frequente, spesso localizzato nel tratto lombare ed il più delle volte presente al risveglio. Questi pazienti ci raccontano anche una grande utilizzazione di specialisti ortopedici e vari metodi fisioterapici senza però mai ottenere alcun duraturo miglioramento.
A tutti questi pazienti, dopo essere stati giustamente motivati, è stato applicato Mioset, con l’unica raccomandazione di non morderlo o masticarlo, e di portarlo la notte ed il più possibile durante la giornata.
L’esame clinico, seguendo di nuovo la cartella clinica della nostra scuola, è stato svolto dopo 1 mese manifestando miglioramenti di almeno un sintomo nel 100% dei casi.
Soffermandoci sul singolo sintomo, la cefalea prima presente nel 80% dei pazienti, è quasi scomparsa, infatti solo il 10% ne ha continuato a soffrire con la medesima intensità e frequenza.
Il dolore ad almeno una ATM, che si acuiva in max apertura mandibolare, diminuiva fino al 30%, rendendo molto contenti i nostri pazienti.
I click, come detto molto spesso monolaterali, solo nel 10% dei casi scompariva totalmente, ma in un 30% scompariva solo durante il mantenimento in bocca di Mioset.
Anche la sintomatologia ORL ha avuto un miglioramento; il 40% dei pazienti dopo un mese ancora accusava otodinie e/o acufeni, sebbene in tutti il dolore comparisse in minore intensità.
Il dolore retrooculare, secondo la globalità dei nostri pazienti è stato il primo sintomo a scomparire, come per altro il dolore cervicale che diminuisce in tutti i pazienti e rimane presente nel solo 10%, manifestando comunque una notevole diminuzione della rigidità nucale.
A tutti i pazienti dopo un mese dall’applicazione di Mioset è stato chiesto di valutare da ottimo a scarso, l’effetto di questo nuovo apparecchio sulla propria sintomatologia.
Con sorpresa il 50% dei pazienti lo ha giudicato buono, il 30% addirittura ottimo, il 20% sufficiente e nessuno lo ha giudicato scarso.
Analisi EMG
I risultati di questa analisi ci hanno mostrato una diminuzione significativa dei potenziali a riposo dei muscoli MM, TA, TP, DG e un aumento della simmetria muscolare tra Dx e Sx durante il movimento di chiusura mandibolare.
Qui di seguito abbiamo riportato i valori in microvolts durante EMG a riposo prima e dopo l’applicazione di MIOSET.
In base a questi valori elettromiografici abbiamo elaborato un grafico, riportando sulle ordinate i valori medi delle tracce prima e dopo la terapia con MIOSET, e sulle ascisse il paziente cui corrispondono suddetti valori.
Ci siamo trovati costantemente di fronte ad una situazione elettromiografica a riposo, tipica, con un miglioramento in microvolts più marcato nei TA ed un livellamento dei potenziali degli altri muscoli. I muscoli temporali del resto sono quelli che, per la loro funzione posizionatrice mandibolare sul piano orizzontale con maggior frequenza sono in uno stato di ipertono posturale, ed è quindi logico che siano loro a conseguire i risultati più brillanti con l’uso del MIOSET.
Mostriamo qui di seguito due tracciati tipici della nostra analisi, il primo a riposo prima di aver applicato MIOSET, ed il secondo dopo 1 mese dalla sua applicazione.
Questi tracciati ci mostrano una asimmetria dei valori dei potenziali d’azione, durante EMG a riposo, e valori decisamente più equilibrati dopo un mese di applicazione di Mioset.
Abbiamo inoltre, integrato i dati appena evidenziati con quelli ottenuti dopo EMG “APRI E CHIUDI”; abbiamo elaborato una tabella ed un grafico come i precedenti con un indice di asimmetria sull’asse delle ordinate calcolato in base alla differenza dei valori medi del picco elettromiografico di chiusura tra le singole coppie di muscoli Dx-Sn.
Per l’analisi EGN sono stati elaborati una tabella ed un grafico, simili a quelli usati per la precedente analisi EMG, con le misure della laterodeviazione espressa in mm prima e dopo la terapia con MIOSET sull’asse delle ordinate, ed i relativi pazienti sulle ascisse. Ovviamente per elaborare questi grafici ci siamo serviti del test “Apri e Chiudi EGN”, misurando graficamente in millimetri le singole discrepanze ed anche questo esame é stato evidenziato dal differente andamento dei due grafici.
Per ultimo, abbiamo pensato opportuno svolgere un’analisi sullo stato di usura di MIOSET. Il 60% di quelli utilizzati ha mostrato un grado di usura scarso, con pigmentazioni pressochè assenti, il 30% di grado lieve, con piccole zone di ipercolorazione, ed il 10% di grado moderato, con rottura sempre in zone masticatorie di soggetti con particolare anatomia occlusale.
Analisi Stabilometrica
L’esame stabilometrico di tipo statico è stato svolto presso la “Clinica Columbus”, con l’aiuto e la competenza scientifica della Clinica Otorinolaringoiatrica dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
La macchina a disposizione per questa analisi è stata la S.V. e P. della Amplifon, formata da una piattaforma stabilometrica con rilevatori piezoelettrici posta all’interno di una cabina, che fornisce un’ambiente opportunamente standardizzato. Come spiegato precedentemente, questo esame è stato svolto durante l’iter diagnostico e dopo circa un mese dall’applicazione di MIOSET.
Durante il primo esame diagnostico, è stata eseguita un’analisi con paziente ad occhi chiusi, per eliminare afferenze visive, con uno strato di gomma piuma di 5 cm sotto l’appoggio podalico per eliminare afferenze plantari, in una camera priva di stimoli acustici, e in occlusione dentale abituale serrando le due arcate. Queste accortezze tecniche ci hanno permesso di focalizzare l’attenzione nostra e della macchina sul rapporto esistente tra occlusione e postura dei pazienti in esame, senza alcuna altra afferenza.
Il tempo per l’esame è di 52”, durante i quali il paziente é rimasto in posizione di Romberg, e la macchina ha registrato i parametri da noi richiesti.
Per questa sperimentazione ci siamo soffermati al parametro di superficie e alla localizzazione grafica dello statocinesigramma.
Ricordiamo che i più ampi studi di P.M. GAGEY (47), hanno dimostrato un range di normalità del parametro di superficie = 100 mm2, ed una localizzazione grafica simmetricamente tra il 3° e il 4° quadrante circa 3 cm sotto il centro assiale.
Questi studi sono stati tutti confermati dalla nostra Scuola, infatti durante il primo esame, in pazienti con accertata disfunzione cranio mandibolare questi due valori sono risultati essere tutti al di fuori della media di normalità.
La totalità dei pazienti analizzati, dimostrava parametri di superficie anormali, con una media di 290 mm2, circa 3 volte più ampio della norma, ed una localizzazione grafica dello statocinesigramma asimmetricamente spostato verso il 3° o il 4° quadrante.
Dopo circa 1 mese dall’applicazione di MIOSET, è stato ripetuto questo esame, con le stesse accortezze tecniche precedentemente utilizzate al fine di rendere questa analisi il più standard e il più ripetibile possibile.
I risultati ottenuti hanno dimostrato un miglioramento in toto della localizzazione dello statocinesigramma e una diminuzione del parametro di superficie, indicando così un accentramento del centro di equilibrio ed una diminuzione delle oscillazioni corporee involontarie.
Come, infatti, mostra il prossimo ed ultimo grafico, nel quale abbiamo sovrapposto i valori ottenuti prima e dopo applicazione di Mioset, nel 100% dei pazienti vi é stato uno spostamento del centro di equilibrio, evidenziato dalla localizzazione dello statocinesigramma, entro gli standard di normalità, ed una notevole riduzione di almeno un terzo del parametro di superficie rispetto al valore iniziale, mostrando una maggiore stabilità della postura ortostatica con diminuzione delle oscillazioni corporee.